Non è certo un vanto essere il secondo classificato, quello
che arriva dopo, il sostituto presente solo perché c’è chi è più importante di
te. Ragionamenti che possono essere condivisi dalle persone e che riguardano le
loro emozioni, in realtà valgono anche per gli oggetti inanimati, per ciò che
ci circonda ed anche per i sentieri naturalistici.
Esiste un importante
sentiero che collega Bibbiena al Pratomagno, il sentiero
CAI n. 30, dall’Arno
ai prati del crinale, vicini alla Croce monumentale restaurata. Lungo più di 20
km risale tutto il massiccio, inoltrandosi tra campi, prati, boschi, castagneti
e faggeti, attraversando piccoli gruppi di case di campagna, paesi come
Ortignano e borghi come Raggiolo, ultimo centro abitato prima di affrontare l’ultimo
tratto di salita verso la sommità.
Proprio da quest’ultimo Paese parte anche un altro sentiero
CAI, il 30/A, solo dal nome potrebbe sembrare che sia solo una bretella
aggiunta recentemente per collegare un breve tratto in modo da “facilitare”
qualche passeggiata. Non è vero!
Il sentiero CAI 30/A collega Raggiolo a Garliano e misura
più di 10 km, ed è un sentiero bellissimo. Soprattutto nel primo tratto da
Raggiolo a Quota, si possono trovare scenari magnifici, quasi da non crederci
per un sentiero con un nome aggiunto, da secondo in classifica.
La prima perla che si trova appena usciti da Raggiolo è il
Ponte dell’Usciolino, una meravigli architettonica in stile romanico che
attraversa il Teggina, tutto il selciato del sentiero è lastricato, in maniera
eccellente, quasi da far invidia alle lastricature del borgo di Raggiolo.
Questo proprio perché era un percorso importantissimo per la prima comunità di
Raggiolo, al termine del suo percorso , infatti, ci sono i ruderi di Sant’Angelo.
Ovvero la prima chiesa della comunità, punto fondamentale per il paese e tutto
il circondario.
Questo è il motivo principale della cura con cui è stato
posato il lastricato, il nucleo incastellato e il centro religioso, punti
cardine della società medievale. Intorno a questo collegamento sociale,
culturale e religioso: l’ambiente. L’esposizione a sud del terreno rende
fiorente il bosco di querce, ma nei tempi antichi è stato lavorato fino a
terrazzarlo completamente in tutta la sua estensione, e le strisce rese
coltivabili hanno dato i frutti più insoliti per un ambiente quasi montano:
grano, olive, patate e uva, dalla quale nasceva un vino forte e aspro come la
terra duramente lavorata e resa produttrice di vita.
La Brigata di Raggiolo vuole riportare alla luce non solo la
cultura del luogo, ma anche questi esempi di bellezza che racchiudono in se l’essenza
e lo spirito di Raggiolo. Il lastricato della via di Sant’Angelo, il sentiero
CAI 30/A, è stato ripulito e recuperato nell’agosto del 2013 grazie ad un campo
di lavoro aperto a tutti di 4 giorni. È stato un piacere ed una soddisfazione
enorme vedere tornare alla luce quelle pietre cariche di storia, ma non è
finita qui. Anche nel 2014 continueremo l’opera di recupero dell’originale
sentiero, grazie a coloro che parteciperanno con passione a questo progetto.
La soddisfazione più grande sarà quella di veder
le pietre
calpestate di nuovo, da chi si vuole fare una passeggiata tra Raggiolo e Quota
e oltre, meravigliandosi di trovare un così curato selciato all’interno del più
fitto bosco. Il CAI di Arezzo ha già potuto compiacersi di tale fascino nell’ottobre
2013 con un’escursione che ha compreso il sentiero 30/A.
Recuperare sentieri vuol dire recuperare cultura e sarà nostro
impegno affinché questa pagina della nostra storia venga letta dagli
escursionisti e dai passeggiatori. La collaborazione con il CAI di Arezzo passa
anche attraverso questi episodi, non c’è soddisfazione più grande che vedere la
partecipazione alle escursioni per mostrare la nostra cultura, e da qui sarà
ancor maggiore il nostro impegno nel recupero e nella manutenzione dei sentieri
raggiolatti.
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