Alzi la mano
chi non è mai stato alla Croce del Pratomagno, sia chi è incallito scarpinatore
o amante delle metropoli, una visita prima o poi l’abbiamo fatta tutti. Come
una piccola Mecca provinciale, quel simbolo sulla sommità della montagna più
alta della provincia di Arezzo rappresenta una storia culturale e sociale che
riguarda noi stessi e il nostro territorio. Sia che siamo del Casentino o del
Valdarno la Croce del Pratomagno è quel legame che ci unisce tutti.
Le sue
condizioni non sono delle migliori, il basamento in cemento è fortemente eroso,
i ferri della struttura riportano i segni del tempo e la vecchiaia si fa sentire.
Per questo e
per il significato culturale, che a noi particolarmente appartiene, noi della
Brigata di Raggiolo abbiamo proposto e portato avanti un’idea: restaurare la Croce
del Pratomagno, un lavoro al di fuori delle nostre materiali possibilità, ma
grazie alla nostra iniziale spinta si è protratto un movimento che ha ricevuto le
adesioni prima dei Comuni di Ortignano e Loro Ciuffenna, poi della Provincia e
di Bancaetruria. Con gli ultimi due enti si sono mossi i pezzi grossi, fornendo
le capacità tecniche ed economiche per portare avanti un’opera di restauro che
riguarda tutta la popolazione.
La Croce
monumentale di Pratomagno sorge nell’alto della montagna (m. 1596 s.l.m.), nel
punto trigonometrico dove fanno confine due Comuni casentinesi: Castelfocognano
e Raggiolo, ed uno valdarnese: Loro Ciuffenna. Fu disegnata dal professore Tito
Cini di Firenze; poggia su un blocco di fondazione per il quale occorsero 100
quintali di cemento. La Croce è costruita completamente in ferro; è alta 22 m e
composta da 900 pezzi di ferro del peso di oltre 150 quintali. Il bassorilievo
della cappella raffigurante S. Francesco e rivolto verso la Verna, porta ancora
i danni dei combattimenti dell’ultima guerra mondiale. Anche i fori nei piloni
in ferro del basamento furono provocati da un attacco aereo degli alleati.
Altre vicende più recenti colpirono il monumento: nella notte tra il 5 e il 6
novembre 1966 i venti di tempesta, che provocarono l’alluvione di Firenze,
stroncarono la Croce sopra il basamento che racchiude la cappella. Il grande
manufatto in ferro crollò verso il Casentino, adagiando le grandi braccia
sull’erba del Pratomagno. Per volontà unanime dei Comuni e del Corpo Forestale
la Croce fu presto ricostruita, anche se un poco più piccola di quella
originale, e nel 1970 tornò a sfidare i venti.
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