A volte capita che
parlano di noi senza che ne sappiamo niente, per esempio girovagando sul web si
possono trovare articoli e commenti su Raggiolo che non avevamo idea
esistessero. Escursionisti, turisti o amanti dei luoghi piacevoli scrivono
parole di elogio nei loro spazi, condividendo con chi vuole le piacevoli
sensazioni vissute e i momenti trascorsi.
Questi sono i descrittori casuali che utilizzano i propri
spazi nell’immenso mondo di internet, poi ci sono i canali per così dire
tradizionali: i giornali e la carta stampata. Ed è più difficile e quindi ancor
più meraviglioso vedere e leggere di Raggiolo in quotidiani o riviste, in
questi casi lo spazio è molto più limitato e non certo tutti hanno la
possibilità di scrivere la prima cosa che gli passa per la testa.
Questa volta il piacere di leggere un articolo su Raggiolo è
stato ancor più grande perché è stato pubblicato su un quotidiano nazionale: La
Repubblica del 29 agosto ha visto un’intera pagina dedicata al nostro
Paese.
Ma non è un classico articolo di descrizione turistica, non
si parla di cosa si può vedere o come è stata la storia di Raggiolo. L’autore
si è riservato la descrizione delle sensazioni provate nel passeggiare, e non
si parla di Conti Guidi, ma di cosa parlava la gente del posto e della
sensazione di magnifico isolamento dalle realtà caotiche.
Ed in effetti non c’è articolo migliore per descrivere
Raggiolo, cosa si vede, cosa si sente, cosa si prova appena arrivati, magari
casualmente con un pizzico di spirito di intraprendenza. Si riesce ad
apprezzare la normalità e la semplicità, come un’anziana che cuoce il sugo per il
pranzo.
Quando stiamo in città tutto questo è un fastidio: le
chiacchiere della gente, i passanti che ti osservano, gli odori dalle case,
passiamo e scansiamo qualsiasi rapporto umano. Invece a Raggiolo si capovolge
la situazione ed essere coinvolti, sentirsi parte del luogo, diventa una
necessità ricercata.
È proprio vero che la semplicità è il miglior pregio, perché
l’impresa eccezionale è essere normali.
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