Purtroppo in
questo periodo non si può stare un giorno senza che dai giornali o dalla
televisione giungano notizie di alluvioni e frane, dopo Lunigiana, Cinque Terre
e Genova adesso tocca a Messina essere al centro delle cronache. Eppure
nonostante la vicinanza a questi eventi calamitosi, Raggiolo e gran parte della
Toscana soffrono del problema opposto: la siccità.
Non piove,
ormai sono mesi che Giove Pluvio non ci degna di uno sguardo, ce ne eravamo
accorti fin da agosto, quando castagni, faggi e querce cominciavano ad avere
chiome sempre più giallognole, fino a veder cadere le foglie senza che
settembre fosse arrivato. Da questi segni si capiva che le piante soffrivano, e
il terreno con loro, secco ed arido, vedeva calare piano piano la portata dei
torrenti e delle fonti, con qualcheduna che smetteva di elargire il prezioso
bene: l’acqua.
Settembre,
ottobre e novembre non sono stati da meno, ed ora è siccità.
Se un’estate
senza pioggia ci fa divertire sulle spiagge con rinfrescanti tuffi marini, la
natura non è altrettanto felice. I ricci dei castagni, che nascono d’estate,
rimangono piccoli, cadono prematuramente e le castagne al loro interno non
crescono.
E così di
marroni ne sono cascati pochi, lo stesso vale per le castagne, ma, se dobbiamo
ammetterlo, non ce ne siamo accorti.
Qualcosa,
seppur con un po’ più di fatica e pazienza è stato raccattato, alla Festa di
Castagnatura non sono mancati marroni e farina di castagne appena macinata, e
tutti anche per quest’anno riusciremo a cuocere un po’ di brice al fuoco per
scaldarsi nel freddo dell’inverno. Per non parlare di chi sta in città dove i
supermercati offrono le solite ingenti quantità di marroni e castagne importate
da chissà dove, per loro siccità o no, non cambia niente.
Eppure
quest’anno i castagni hanno dato pochi frutti e sarebbe stato un dramma se
fossimo stati solamente 60 anni addietro. Ebbene si, non troppo tempo fa una
siccità di queste proporzioni avrebbe significato fame e miseria, se non di
peggio, per molti abitanti di Raggiolo, quelli che contavano di sopravvivere
d’inverno mangiando principalmente farina di castagne.
Per cui non
lamentiamoci troppo del nostro attuale benessere, senza farci illudere dagli
scaffali stracolmi di prodotti che non sappiamo neanche da dove vengono, chi li
ha raccolti e che non hanno la qualità dei nostri prodotti.