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sabato 22 giugno 2013

I SOLITARI DEL PRATOMAGNO



Ormai sono passati tanti anni dall’ultima volta che i pastori raggiolatti hanno percorso le antiche vie della transumanza. La partenza da Raggiolo dopo la Festa della Madonna l’8 settembre ha scandito la vita per molti anni, secoli di storia e di vita vissuta sempre ricalcata alla stessa maniera, tra la fatica e le privazioni. Per poi arrivare a maggio e concedersi alla festa del ritorno, propizia di una stagione sempre speranzosa di buoni accadimenti.
Non ci sono più greggi, non ci sono più i pastori, non ci sono più pascoli, e non c’è più neanche quella Maremma da raggiungere a piedi. Le antiche casette che accoglievano i pastori in montagna sono vuote, e si stanno perdendo anche quei piccoli rifugi costruiti come meglio si poteva, che davano riparo ai solitari del Pratomagno.
La casetta di Buite è un posto come tanti altri, solitario, immerso nella faggeta con la sola compagnia di un ruscello e le visite estemporanee degli animali selvatici. Ha avuto tempi di intenso utilizzo, quando tutto intorno non c’era un solo faggio, ma solo prato. E pecore.
E come tante altre casette nel bosco anche questa ospitava i pastori, li vedeva partire per terre lontane, li accoglieva al ritorno e li ospitava, fino a quando tutto è finito.
Noi della Brigata di Raggiolo vogliamo ricordare, riportare, anche se per un solo giorno, i passati momenti di vita ad un ricordo più vivido, che si può toccare con mano. Nonostante siano passati tanti anni ancora qualche pastore transumante è ancora tra noi e continuamente ci parla di quei momenti vissuti tra pecore e terre straniere.
È questo lo spirito della giornata “Sulle vie della Transumana”: ripercorrere i sentieri percorsi dai pastori, passare una giornata nella casetta di Buite che ha ospitato i pastori, ed infine assaggiare e mangiare lo scottino, la ricotta e i formaggi prodotti proprio da quei pastori, sì, proprio loro, quelle persone che a 14 anni passavano settimane da soli, in quei luoghi per badare ai loro animali.
Vogliamo ricordare, far rivivere quei momenti in un’atmosfera di divertimento e spensieratezza e a giudicare dal risultato ci siamo riusciti. Domenica 16 giugno la rievocazione della transumanza ha visto alla casetta di Buite oltre 100 persone che hanno gustato l’aria pura, l’acqua fresca, la polenta di farina di castagne e tutti i prodotti del latte di pecora. Insieme, ridendo e scherzando, non ci può essere spirito di convivialità migliore, tra un bicchiere di vino e un assaggio di scottino.
Ma la straordinarietà è anche il recupero degli antichi percorsi per arrivare alla casetta di Buite, grazie al CAI di Arezzo siamo finalmente riusciti a rendere questo posto raggiungibile da tutti in maniera efficace e senza il rischio di perdersi. Addirittura 2 nuovi sentieri sono stati segnati con i conosciutissimi segni bianco-rossi: da Raggiolo il 42 A parte poco sopra l’abitato, lungo il sentiero 30 (lungo la strada del serbatoio dell’acquedotto); ed il 42 C che parte da “Le Porte”, lo spiazzo lungo la provinciale che va in pratomagno, prima dello Chalet – da Giocondo.
Due sentieri, uno in salita da Raggiolo ed uno in piano dalla Provinciale, ma entrambi che portano alla casetta di Buite, e da qui fino alla cima del Pratomagno, alla Croce.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, che sono rimasti contenti di aver assaporato antichi piatti lontano dai pensieri della vita quotidiana, grazie al CAI di Arezzo per la loro disponibilità e per la possibilità di vedere questi nuovi sentieri nella cartografia ufficiale CAI. Il ringraziamento più grande e più sincero va ai nostri pastori che hanno riportato in vita queste tradizioni regalandoci la possibilità di vedere ed assaggiare i piatti che li hanno sfamati.
Grazie anche a coloro che sono passati in Buite e in altri posti, sempre a ridosso della sommità del Pratomagno, lontano dalla vita agiata, in tempi difficili in cui non esistevano tecnologie, portatori di una tradizione obbligata più antica del Regno d’Italia, fin da adolescenti abituati a stare soli per controllare il gregge, grazie a tutti loro, quegli Uomini, i Solitari del Pratomagno.