Raggiolo è un paese di montagna, la montagna dipende da
Raggiolo e questo dipende dalla montagna. La vita è diversa da qualsiasi altro
posto, molti aspetti fanno si che l’essere ai margini delle aree urbanizzate renda
la vita migliore, ma i risultati sotto gli occhi di tutti sono molto diversi.
I paesi di montagna, piccoli o grandi che siano, sono sempre
più in difficoltà, problemi che derivano dall’abbandono e dalla mancanza di
abitanti. Coloro che ci vivono diventano ogni anno più anziani, senza che ci sia
un ricambio generazionale che possa mantener vivo un luogo. Perché giovani
famiglie o nuclei familiari non rimangono o addirittura non si trasferiscono in
questi luoghi?
Raggiolo, come tanti altri paesi del Casentino e di tutta
Italia, vive questa situazione, ogni giorno, lentamente e, sembra,
inesorabilmente si muove verso un declino costante e dal triste futuro.
Il lavoro, la lontananza, l’isolamento, la socialità, sono
tutti motivi che spingono a preferire le città o i grandi centri urbani.
Sembrano controsensi, ma si preferisce vivere in città dove per fare 1 km serve
1 ora invece che 10 km in 10 minuti, si preferisce vivere circondati da
tantissima gente con la quale non si scambia neanche una parola invece di
essere parte di una piccola comunità in cui si parla sinceramente. La vita
circondata da automobili, smog, clacson, frenesia e insicurezza è veramente
migliore di un luogo isolato, ma piacevole da vivere e in cui vivere? Senza
preoccupazioni di dover respirare malattie, con la possibilità di tenere le
chiavi nella porta perché tanto nessuno entrerà in casa d’altri senza permesso.
Basta questo piccolo ragionamento, semplice e coinciso, per
descrivere che differenze esistono, e se bastasse solamente questo allora ci
sarebbe la cosiddetta inversione di tendenza e, mentre le città si
svuoterebbero, i paesi tornerebbero a vivere. Ma non è così.
Ci sono tanti altri motivi se ciò non avviene, il lavoro in
primis, è quello che manca e che dovrebbe essere sviluppato, la base su cui
creare un tessuto sociale è venuta a
mancare da tanto tempo, dovuto alle mancanze intrinseche di un posto avaro di
soddisfazioni come lo sono i territori montuosi.
Non è facile affrontare questo problema, ma è un dovere
provarci ed arrivare a possibili soluzioni. Il punto di partenza adesso c’è: è
stato il convegno avvenuto a Raggiolo il 2 novembre 2013, nell’Ecomuseo della
Castagna. Quale futuro per i paesi di montagna?
La domanda riguarda tutti, dalle amministrazioni fino ai
privati cittadini che hanno a cuore un territorio, per il quale la volontà è
quella di non abbandonarlo a se stesso.
In una mattinata si sono susseguiti interventi che hanno
chiarito e dato prospettive future sulle quali possiamo ragionare e usarle come
spunto per disegnarci una strada da seguire.
L’arch. Adrea Rossi, coordinatore del progetto Ecomuseo del
Casentino (
www.ecomuseo.casentino.toscana.it),
ha mostrato come esiste, ed è attiva, un’attività di valorizzazione dei piccoli
presidi culturali sparsi per il casentino, e grazie alla promozione della
cultura materiale e immateriale, delle tradizioni della valorizzazione dei beni
culturali, si può arrivare a nuove opportunità per le attività del territorio.
L’associazione italiana del turismo responsabile (
www.aitr.it) con Albergo Dragone ha mostrato come
il turismo sia una risorsa importantissima e da sviluppare, ma deve essere un
turismo particolare, non di massa e becero, ma deve essere di qualità.
L’offerta turistica deve essere eco-sostenibile, avere buone pratiche in
generale e soprattutto si deve basare su una cultura da trasmettere ai
visitatori. In questo modo il turista, una volta partito, non si dimentica del
luogo visitato, ma porta con se un bagaglio di esperienza positiva che si
trasforma in pubblicità di ottima qualità.
L’associazione italiana alberghi diffusi (
www.alberghidiffusi.it) con il prof.
Maurizio Droli ha già un legame con l’attività di albergo diffuso presente a
Raggiolo, e quanto mai è stato mostrato che la qualità di un esercizio di
ricettività turistica non può essere distinto dal luogo in cui agisce. Non è
importante
creare palazzoni dove
accomodare decine di persone, è più proficuo avere una serie di luoghi diffusi
in un paese per far entrare il turista nell’intima essenza di un borgo.
Ilaria Marvelli del FAI (
www.fai.it)
ha mostrato l’importanza della tutela del paesaggio e le buone pratiche che
possono essere messe in atto, a partire dall’esempio del Bosco di San
Francesco.
L’intervento più apprezzato è stato senza dubbio quello di
Renato Farina dei Briganti di Cerreto (
www.ibrigantidicerreto.com) dove è
stato mostrato un reale esempio di come un piccolo paese di montagna abbia
invertito la tendenza allo spopolamento mettendo in atto tutte le buone
pratiche di cui sopra, unite ad un senso di collaborazione e cooperazione che
ha rafforzato una collettività dando quel ritorno economico fondamentale per
far vivere la comunità.
Queste ultime parole hanno risvegliato gli animi dei
casentinesi presenti e presi un po’ dall’invidia e un po’ dalle potenzialità
che abbiamo, chissà se nasceranno nei prossimi mesi iniziative per promuovere
le grandi possibilità che abbiamo. Ed in effetti a Raggiolo abbiamo tutte le
carte in regola: la ricettività dell’albergo diffuso, le attività economiche
nella montagna e nel paese, il consorzio della farina di castagne del
Pratomagno, e tanto altro; serve una cooperazione e collaborazione, e da questa
possono nascere grandi imprese.
Per concludere il convegno le autorità, rappresentate
dall’on. Marco Donati, l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, il presidente
del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Luca Santini e il sindaco di
Ortignano Raggiolo hanno ribadito l’importanza di lavorare per il territorio
attraverso un’amministrazione corretta della cosa pubblica, passando attraverso
la costruzione di infrastrutture per eliminare le carenze viarie e tecnologiche,
ma soprattutto serve e deve essere dato l’appoggio amministrative a tutte
quelle iniziative volte a promuovere culturalmente e, di conseguenza,
economicamente, il casentino.
È importante essere un paese di montagna, abbiamo un tesoro
di cultura e tradizione che possiamo valorizzare sostenibilmente, senza cadere
nelle trappole del consumo di massa, e da qui verrà anche il tanto sospirato
ritorno economico che porterà all’obiettivo finale di rivedere Raggiolo
ripopolarsi.