Generato, non creato: l'arte che nasce dalla resilienza.

Mostra d’arte di Paolo Rossi
Raggiolo, Sepolcreto, 15-18 agosto 2025

Nel cuore del borgo medievale di Raggiolo, tra i più belli d’Italia, prende vita un’esposizione che è molto più di una semplice mostra: è un racconto di coraggio, trasformazione e rinascita. Dal 15 al 18 agosto 2025, il Sepolcreto ospita le opere di Paolo Rossi, artista capace di dare nuova vita a ciò che sembrava perduto.

Paolo è un artista del recupero: raccoglie oggetti dimenticati, li osserva, li ascolta e li trasforma in creazioni uniche. Da tredici anni convive con il Parkinson, che non considera un ostacolo, ma un alleato creativo. Nella sua arte la fragilità diventa forza, il limite diventa possibilità, la materia scartata si fa bellezza.

Entrare nel Sepolcreto di Raggiolo in questi giorni significa attraversare una soglia speciale: quella di un mondo fatto di metallo e immaginazione, di memoria e futuro, di grande resilienza.

Al centro di questo universo c’è proprio Paolo che, da ciò che gli altri lasciano indietro – rottami, ferri, pezzi dimenticati – ricava creature sorprendenti, ironiche, poetiche. Ogni opera è la prova che la bellezza può nascere, o rinascere, da ogni cosa. Perché l’artista ha il dono di guardare oltre: dove gli altri vedono solo limiti, lui sa riconoscere nuove possibilità.


Generato, non creato

Il titolo scelto per la mostra, “Generato, non creato”, racchiude tutta la filosofia di Paolo Rossi. Le sue opere non nascono dall’atto di plasmare la materia secondo un progetto rigido, ma dall’ascolto. Paolo non inventa dal nulla: osserva, attende, lascia che siano gli oggetti stessi a suggerire la loro nuova vita.

C’è chi trova subito il proprio posto in una composizione, come se fosse destinato a stare lì da sempre. Altri restano in disparte, sospesi in un limbo di ferri e rottami, in attesa del momento giusto. Fino a quando, come per incanto, quell’oggetto dimenticato diventa l’elemento essenziale di un’opera, il dettaglio che cambia il senso di un insieme.

Il suo metodo è disarmante nella semplicità: “ci sta bene, ce lo metto”. Ma dietro queste parole, che potrebbero sembrare solo istinto, si nasconde una lezione profonda. L’arte non sempre è un disegno da seguire passo passo: spesso è un processo di rivelazione, che si lascia generare dalle cose, dal caso, dalla vita che accade.

In questo senso, le opere di Paolo sono figlie di una fiducia radicale: la fiducia che anche ciò che appare inutile o dimenticato possa avere un destino, che anche ciò che è fragile possa custodire una forza segreta. L’artista diventa allora più un custode che un creatore assoluto: accoglie, ascolta, mette in relazione. E da quell’incontro nasce qualcosa che non appartiene più soltanto a lui, ma che si offre al mondo come possibilità inattesa, sorprendente, necessaria.


La comunità che accompagna

Dietro alle opere di Paolo c’è anzitutto una rete preziosa di affetti e sostegno. Casa Parkinson gli ha offerto stimoli, formazione e un contesto di condivisione in cui la creatività è diventata parte integrante della cura. Accanto a questo, la presenza discreta e costante della famiglia ha rappresentato un ancoraggio sicuro, la forza silenziosa che lo ha spinto a non arrendersi.

Con questa mostra si aggiunge un nuovo capitolo: il recupero del legame con la comunità di Raggiolo, che lo accoglie e lo celebra come amico e compaesano. È un abbraccio collettivo che si intreccia alle sue sculture, trasformando ogni opera in un frammento di vita condivisa.

E così, in quelle creature di ferro e ingranaggi, la comunità di Raggiolo ha riconosciuto se stessa: la memoria della propria storia, la capacità di resistere, la forza di trasformare le prove in bellezza. Perché un’opera non vive mai da sola: si alimenta degli sguardi che la riconoscono, delle emozioni che suscita, dell’affetto che la circonda. Emozione che si leggeva chiara negli occhi delle persone che hanno riempito il Sepolcreto per scoprire questa sorprendente collezione.


Il Sepolcreto: un luogo rinato

Il tutto avviene in una cornice che è essa stessa un’opera di rinascita. La cappella del Sepolcreto di Raggiolo, costruita sulle fondamenta di una torre medievale e per decenni abbandonata, è stata restituita alla comunità dalla Brigata di Raggiolo nel 2022. Oggi è un luogo di cultura e di arte, di spiritualità e meditazione, arricchito anche da un’opera contemporanea di Carlo Pizzichini, che dialoga con le mura antiche e le proietta nel futuro.

Un luogo che racconta la storia del borgo e al tempo stesso si apre a nuove visioni, perfetta cornice per accogliere le sculture di Paolo Rossi.



Un grazie che diventa impegno

Questa mostra è il frutto di un intreccio di forze: l’arte di Paolo, il sostegno della comunità, la presenza di Casa Parkinson, che accompagna tanti pazienti e le loro famiglie in percorsi di cura e creatività.

È soprattutto il frutto della volontà della sua famiglia – Giuliana, Maria Rosa e Ornella – che hanno creduto in questo progetto, andando oltre le incertezze di Paolo.

È anche il risultato del sostegno della Brigata di Raggiolo, che lo ha accolto nell’ambito delle sue iniziative estive, nel momento culminante dello sforzo organizzativo dei suoi volontari.

Ogni opera esposta porta con sé questo intreccio: non è soltanto il risultato di un atto individuale, ma il segno di un impegno collettivo. È la dimostrazione che, insieme, si può trasformare la fragilità in forza, la malattia in linguaggio, il silenzio in bellezza.

Ed è forse questo il lascito più grande della mostra: ricordarci che l’arte non si limita a essere creata. Può essere generata, dal tempo, dalla vita, dalla comunità. E quando accade, non appartiene più soltanto all’artista, ma a tutti noi.


Le Opere


Ogni creazione è un piccolo racconto, una parabola che mescola memoria, fantasia e futuro. Di seguito trovate alcune di queste storie.
  • Grillo Harley Davidson – In un futuro post-apocalittico, gli insetti sopravvivono tra rottami radioattivi. Un grillo si rifugia nel serbatoio di una Harley Davidson, trasformandolo nel proprio guscio. Un’opera in ferro, alluminio e acciaio che parla di resistenza e metamorfosi.

  • Testa di Cavallo – Catene, bulloni e ferri si trasformano in un ritratto che vibra di tensione. Lo sguardo del cavallo, pronto allo scatto, racconta la lotta eterna tra dominio e libertà.

  • Pesce Meccanico – Un fossile del futuro, tra ingranaggi e metalli, che richiama i mondi steampunk e l’immaginario di Jules Verne. Una creatura capace di sopravvivere in ogni condizione.

  • Guerriero – Un teschio metallico con inserti meccanici, tra Blade Runner e Terminator. Non è solo un robot: è l’emblema dell’essere umano, fragile e indistruttibile al tempo stesso.

  • Omino Palestrato – Realizzato con pezzi di bicicletta, è un ironico specchio dei nostri tempi: un piccolo atleta che solleva i suoi pesi ricordandoci quanto spesso l’apparenza conti più dell’essenza.

  • Disco volante con alieno – Tra ironia e fantascienza rétro, un robot-alieno in ottone e ghisa evoca la celebre trasmissione radiofonica del 1938 che scatenò il panico con la notizia di un’invasione extraterrestre.

  • Servitore Vini – Un sommelier meccanico nato da rottami e motori, che regge calici e diffonde luce. Un inno alla convivialità, al brindisi come gesto di incontro e verità.


Per contattare l'artista potete scrivere a il.cinquino@libero.it

Foto di Ornella Rossi, Lorenzo Venturini, Maurizio Zacchi


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